Il testo sull’autonomia differenziata è stato infine approvato dal Senato. Ora la votazione finale (verosimilmente prima delle elezioni europee) ripasserà dalla Camera e potrebbe diventare davvero realtà entro la fine della legislatura.

È emblematica l’immagine della parlamentare che si è messa a sventolare la bandiera della serenissima in Aula. Perché é evidente anche ai più ingenui che si tratta di una riforma tutta a favore delle Regioni del nord, le stesse che si spesero per un referendum qualche anno fa e che mantengono persino dei siti informativi.

Tutte le istituzioni e le entità statali (oltre che associazioni e fondazioni) stanno mettendo nero su bianco che l’autonomia non sarà affatto indolore. Tutti i benefici alle Regioni più ricche, il resto si vedrà: perché non ci sono fondi stanziati per chi non accetta, ma solo “intenzioni”. E dunque nulla.

E adesso, mentre tutto è ancora in via di definizione, c’è già chi tesse le lodi di una riforma ancora nebulosa. Sono i soliti gattopardi meridionali, gli stessi che salirono sul carro della Lega Nord semplicemente turandosi il naso.

Dopo lo spot di Mario Occhiuto, che ha benedetto la riforma, adesso iniziano a cantare anche gli altri pappagalli. Perché c’é già chi vede delle “opportunità” per il meridione, a partire dal “potenziale identitario, storico, culturale, ambientale e umano” di cui ogni tanto si torna a parlare.

Come a dire, da noi c’è tanto, perché dovrebbe andare male? Anzi, perché dovrebbe andare peggio di come è sempre andata fino ad oggi? Tanto vale provarci, no?

Eh no. Perché la matematica non è un’opinione. Se lo Stato già oggi (con il contributo delle regioni separatiste) non è in grado di provvedere in egual modo in tutto il suo territorio, come mai potrebbe farlo senza il loro contributo?

Potrebbe farlo se stanziasse più denaro, più di quanto non ne serva oggi. Ma è una fantasia. Come è una mera fantasia l’idea di un Sud “autonomo” che riesce a vivere di turismo grazie al suo patrimonio storico/culturale. Una fiaba. Un’illusione, già oggi evidente (vedasi gli accorpamenti museali ed il taglio ai fondi specifici).

E chi ci crede a queste cose? Due categorie di meridionali: quelli che si illudono, e quelli che sono in malafede. E si sa: i primi a parlare, appartengono alla seconda categoria.

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