Questa mattina leggo sul Crotonese una vicenda curiosa: alcuni soggetti avrebbero chiesto dei danni al Comune di Crotone per aver utilizzato parte di un loro terreno per l’ampliamento dello stadio. Una vicenda nè nuova nè sconosciuta, dato che l’ente ha già avuto in passato altri guai simili con diversi ereditieri che scoprivano di possedere qualche fazzoletto di terra qui e la.

La notizia è curiosa perché nelle ultime settimane sto scoprendo proprio come sia frammentata e confusionaria la situazione castale di Crotone. Ad esempio, nel caso in questione potete vedere voi stessi come vi sia una particella a se stante (la 5411) scollegata da quella dello stadio, e sulla quale insistono le tribune “temporanee” installate anni fa.

Non è un caso isolato. Li vicino, su Via Carpino, sono riportati ancora degli edifici commerciali demoliti negli anni ’80. Risalendo la strada si scoprirà che esiste ancora la planimetria di Borgata Giardini, e addirittura si vedono le divisioni delle baracche di Shangai (con tanto di vecchia strada che scendeva verso la carcara di Samà, ad oggi ancora presente sulla mappa).

Girare su questa mappa ci riporta indietro nel tempo, mostrandosi (ad esempio) i vecchi percorsi stradali e gli incroci dove oggi ci sono delle rotonde, ma anche i vecchi edifici delle fabbriche, i corsi dei fiumi e dei torrenti prima che venissero regimentati e così via. Ma per quanto possa essere bello fare questo viaggio nel tempo, ci troviamo di fronte ad un problema.

Il mancato aggiornamento delle aree comunali (e dunque pubbliche) crea situazioni come quella dello Stadio, dove sostanzialmente vi sono dei soggetti (privati) che detengono la proprietà di un’area che di fatto è aperta a tutti (pubblica): il fazzoletto di terra in questione è asfaltato ed utilizzato come parcheggio, ma anche stallo per la fiera e per le giostre.

Senza entrare nel merito della vicenda – della quale avremo novità nei prossimi mesi – appare evidente, oltre che opportuno, la necessità di una revisione della mappa catastale cittadina. Non solo per mettere a posto le tante irregolarità dei privati che ancora ci sono (e si vedono), ma sopratutto per definire quelle che devono essere aree di proprietà del Comune.

Impensabile che sia proprio un ente a non essere in regola con questi dati, che poi vengono richiesti con zelo e pignoleria millimetrica ai poveri cristi. Ma questa è un’altra storia.

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