L’evento Crotone in Bici di oggi è stato “rovinato” da due episodi altamente spiacevoli, che in qualche modo hanno a che fare con la mentalità cittadina riguardo le biciclette. Che non sono viste di buon occhio, men che meno se bloccano le strade nei giorni festivi.

Partiamo da un presupposto: l’evento, organizzato da mesi ed annunciato a settimane, prevedeva la chiusura al transito da Viale Regina Margherita sino a Viale Magna Grecia, poco dopo il cimitero. Sostanzialmente, tutto il lungomare, interdetto al passaggio delle auto dalle 7 alle 14. Così era scritto anche sui segnali stradali apposti lungo la strada.

L’evento però si è concluso in malomodo già attorno alle 11:30, con le forze dell’ordine che hanno rimosso le barriere riaprendo sostanzialmente al passaggio delle auto. La “colpa”, se così si può dire, è stata un battibecco sulla durata dell’evento.

Il giro completo di tutti i ciclisti è durato poco meno di un’ora. Partiti alle 9:30 si era tornati al punto di partenza ben prima delle 10:30, motivo per il quale gli organizzatori hanno pensato di fare un altro giro sfruttando il fatto che le strade fossero chiuse. Non l’avessero mai detto.

Ne è subito nata una discussione con alcuni poliziotti, che si sono rifiutati di fare un altro giro perché il loro servizio ne prevedeva una solo. Dopo alcune parole è stato chiamato un funzionario dalla questura, che sostanzialmente ha ribadito che il giro previsto era uno solo, e che quindi le forze dell’ordine non erano tenute a rimanere.

A questo punto, visto il punto fermo, è nato un applauso (sarcastico/ironico) ed è volato qualche vafancùlo. Circostanza che non ha fatto altro che peggiorare la situazione, con il funzionario che si è messo a gridare: “L’evento finisce qui! È chiaro? Finisce qui!“. Ma nonostante tutto, gli organizzatori hanno dato il via libera per un altro giro “a propria responsabilità” vista l’assenza di una volante come apripista.

I presidi delle forze dell’ordine appostati agli svincoli hanno mantenuto le postazioni, permettendo comunque uno svolgimento del giro in sicurezza. Almeno fino al tratto finale del cimitero, dove diverse auto – non curanti degli stop dei Carabinieri e degli organizzatori – sono passate di forza. Addirittura andando addosso ad alcuni ragazzi che cercavano di bloccare la strada vista la presenza, tra i ciclisti, di tanti bambini.

Il tutto con un arrìtto tipico dei crotonesi, che oltre a sbraitare sono anche scesi dall’auto a gesticolare. Ma sopratutto, sotto gli occhi dei Carabinieri, che non sono minimamente intervenuti per calmare gli animi.

Ultimato il secondo giro, la strada è stata subito riaperta senza neppure aspettare che le bici defluissero o si mettessero sui marciapiedi. Rimosse le transenne, la strada che doveva rimanere chiusa fino alle 14:00 (come concordato) è tornata affollata di auto. E poco importa di chi stava anche passeggiando, sul lungomare. Chissenefrega.

Ora, aldilà delle parole che non mancano mai quando si organizza qualcosa a Crotone, è evidente che la bicicletta è ancora lontana dall’essere un’attrattiva per i crotonesi. Al contrario, è vista come un imbròmo, e chiudere una strada per far andare in bici la gente è un disagio. Poco importa che il lungomare sia già chiuso per via della ZTL: il giretto in macchina lo si fa lo stesso.

Così come si fa ugualmente il giro in auto verso Capo Colonna, senza alcuna pazienza come se si avesse fretta di arrivare e tornare a casa.

Per quanto ci si possa continuare a dipingere come città turistica, la nostra mentalità non cambia. E se non risuciamo a pazientare il tempo di un giro in bici (10 minuti?) o affrontare al meglio un futile cambio di programma all’ultimo minuto (due giri anziché uno), che futuro possiamo avere?

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