La pubblica amministrazione crotonese riesce sempre a salvarsi. Nel tardo pomeriggio odierno è stata pronunciata la sentenza sul rito abbreviato del processo Glicine, che – come spesso accade da queste parti – conta più assoluzioni che condanne dopo anni di indagini. Dopo il blitz del 2023 ed i quasi 130 indagati del 2024, ecco che inizia a crollare la tesi del sistema politico-mafioso gestito dalla cosca dei papaniciari, pur condannati proprio per la loro appartenenza ad una riconosciuta cosca di ‘ndrangheta.
È un mondo veramente strano, quello della giustizia. Se da una parte l’indagine – avviata nel 2018 – ha scoperto l’acqua calda, ossia la presenza di soggetti intranei alla criminalità locale non solo nella pubblica amministrazione, ma anche nelle più rilevanti attività imprenditoriali cittadine (arrivando persino a parlare di gruppo stabile e strutturato), alla fine la colpa è solo degli ‘ndranghetisti. Avranno una sorta di “responsabilità civile” che funge da parafulmine per tutti gli altri.
Non si intendano queste parole come quel tifo manettaro che vorrebbe vedere alla sbarra (o peggio, alla gogna) politici ed amministratori non graditi a chi scrive. In questa indagine è coinvolta tanta gente che conosco e stimo. Ed è coinvolta anche anche tanta gente che potremmo definire traffichina, nota per essere quel “collante” tra ambienti grigi, griminalità e politica. Il problema però è evidente: non si può condannare solo i criminali in quanto tali, perchè è chiaro che il loro intervento è funzionale ad altro.
Nella provincia crotonese aumentano, dopo anni, i comuni commissariati per infiltrazioni mafiose. Il capoluogo continua a resistere, nonostante qualche breve parentesi commissariale per altre questioni, perchè evidentemente questi imprenditori e questi politici coinvolti (sempre loro, sempre gli stessi, anche con più indagini in corso) sono puri e immacolati. Sarà un accanimento, questo contro di loro. Magari verranno condannati per altri reati (appropriazione indebita, corruzione, turbativa d’asta), ma mai per reati di mafia.
Le condanne per ‘ndrangheta, nella città pitagorica, finiscono sempre e solo agli ‘ndranghetisti. E questa è una bella garanzia per tutti quelli che si servono delle loro attività, in primis quella della raccolta voti (i classici “50 a cranio” da dividere tra votante e procacciatore). E quanto accaduto questa sera è indicativo di come andrà anche il rito ordinario, dove si conta il maggior numero di indagati. Anche li c’è da attendersi una pioggia di assoluzioni, che verosimilmente scagionerà l’intera classe politica ed imprenditoriale coinvolta.
Cui prodest?
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