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Briganteggiando

Il blog di Francesco Placco

Briganteggiando

Problemi di autonomia

Francesco Placco

Le questioni politico-amministrative del nord-est sono diventate il tema del giorno, per via di due fatti piuttosto importanti concentrati nel solo pomeriggio. Parlo ovviamente della decisione di impugnare la legge sul terzo mandato in Trentino Alto Adige, alla quale sarebbe collegata anche una “crisi” di governo regionale in Friuli Venezia Giulia, ed una più ampia crisi interna nei partiti della destra di governo nazionale. Il secondo argomento, invece, riguarda quel brutto gesto da parte della sindaca di Merano, che alla cerimonia del suo insediamento ha rifiutato di indossare la fascia tricolore.

Andiamo per gradi, partiamo dalla questione del terzo mandato. La Lega sta usando l’argomento per minare l’alleanza e minacciare ritorsioni su altri temi (leggasi presidenzialismo in primis), ed è ancora presto per leggere le reazioni (che pur arriveranno) dei vari esponenti di partito. Quel che è certo, ad ora, è che un primo incontro previsto per domani a Venezia è saltato, in quanto la premier avrebbe… la febbre. Ci sta. Per quanto sia curioso questo annuncio solo in serata, poche ore prima di una partecipazione data per certa proprio visto lo sconquasso causato dalla decisione – tutta del Governo – di impugnare la legge.

Di fatto, al di là della parte politica, è impensabile che il Governo nazionale avalli una legge del genere, sopratutto dopo aver rigettato il precedente della Campania. Andando per ordinamento, è evidente che il presidente di una Regione è una carica che sottostà sempre alle leggi dello Stato che rappresenta, e questo indipendentemente dall’autonomia concessa alla sua Regione. E dunque, evidentemente, sottostà ad una Costituzione che riguarda tutto il territorio italiano.

L’autonomia concessa a queste regioni è già, di per se, un eccesso. Basti pensare al fatto che ad oggi non ci si riferisce più al Trentino Alto Adige come regione, ma si parla (anche a livello giornalistico) delle due province autonome – Bolzano e Trento – come se fossero due enti a se stanti. Errore grossolano, avallato proprio dall’ordinamento a statuto speciale di un territorio sfruttato a fini politici, tanto dalla destra quanto dagli “indipendentisti” tanto restii all’ordinamento nazionale.

Il tentativo di forzatura portato avanti in questo caso – ossia il tentativo di divincolarsi dall’ordinamento costituzionale sulla base di una presunta autonomia – è un evidente abuso, peraltro pretestuoso. Proprio la Consulta delle Regioni aveva ribadito l’incostituzionalità del terzo mandato, ricordando ai governatori regionali (tutti) che il loro mandato è definito dall’articolo 122 della stessa. E dunque, se le leggi dello Stato prevedono il limite dei due mandati, questi valgono per tutti. Senza distinzioni.

A distanza di poche ore da questo annuncio, è stato reso pubblico un alto fattaccio, di minore importanza ma di pari impatto mediatico. Quello della sindaca neoeletta di Merano, che si è rifiutata di indossare la fascia tricolore. In questo caso ad attaccarla è stata proprio la destra, a partire dall’ex sindaco, che in più riprese avrebbe chiesto di indossare la fascia alla neosindaca. Senza però sorbire alcun effetto, al punto che la fascia è stata subito riposta sul tavolo e li è rimasta per l’intera cerimonia.

In queste ore si susseguono le “spiegazioni” del gesto, circa “l’autonomia” degli enti locali anche su questi casi. Una boutade senza precedenti: anche in questo caso, parliamo dell’insediamento del sindaco di un comune italiano, cerimonia sicuramente non di carattere politico ma istituzionale. L’istituzione che rappresenta la neosindaca è un ente comunale rispondente alle leggi dello Stato, e basta vedere le foto di insediamento degli ex sindaci di Merano per trovarli tutti li, sorridenti, con la fascia tricolore.

Ora, per carità, non è una questione di vitale importanza. Resta comunque un brutto gesto, che conferma quel distacco dell’estremo nord dal resto del paese. Distacco mai nascosto, certo, ma sempre più inopportuno visti gli ingenti benefici economici di cui queste regioni beneficiano proprio grazie allo Stato italiano. A partire dallo stipendio della sindaca in questione, che sicuramente non rifiuterà di incassare (lo so, battuta stupida, ma forse non troppo…) assieme a finanziamenti, contributi, fondi vari e così via.

Certo, lassù continueranno a sentirsi e proclamarsi austriaci, tedeschi, svizzeri… ma l’Italia è una, ed è sempre più evidente quale sia quella parte – sociale e politica – che punta a dividerla e smembrarla.

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Categorie:

Società

Etichette:

Considerazioni, Notizie, Politica

Pubblicato il:

19 Maggio 2025

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