Filottete sull'isola di Lemno (1788)
Filottete sull’isola di Lemno (1788)

Esistono svariate fantasie e leggende nel territorio della Magna Grecia, sopratutto quando si parla di fondazioni di città, di sbarchi sulle coste, e di battaglie epocali. I Greci, si sa, erano famosi quando si trattava di fomentare il mito.

Vuoi anche un mix di ignoranza generale, vuoi una situazione sociale che di certo non favoriva (e non permetteva) lo studio e l’approfondimento storico, ed ecco che negli ultimi 200 anni si è creata un po’ di confusione riguardo chi fece cosa. Un esempio è Filottete, al quale è stata attribuita niente poco di meno che la fondazione di Policastro, ossia l’attuale Petilia Policastro.

Fino al secolo passato, non si aveva una chiara comprensione degli insediamenti Greci nel territorio Crotonese. Si andava “ad intuizione”. Un esempio maestrale può essere un vecchio sindaco di Crotone che era solito affermare che a Capo Colonna ci fosse la casa di Pitagora, leggenda tutt’oggi diffusa, solo per il fatto che a Capo Colonna c’èrano i Greci 🙂

Ma torniamo a noi: Filottete, non fondò Petilia Policastro. Si tratta di un falso storico, esaminiamolo nel dettaglio.

Filottete, eroe della guerra di Troia, per motivi ancora non del tutto chiari “emigrò” nella Magna Grecia. Si pensa ad un’insurrezione, e questo fu costretto ad abbandonare la patria. Era un arciere, ed avrebbe ricevuto le frecce e l’arco di Eracle. Arrivò in Magna Grecia intorno al VII secolo a. C., periodo simile per la maggior parte delle prime colonizzazioni.

Stando a quanto dicono le fonti storiche, Filottete fondò le seguenti colonie in terra Calabra: Chone, Krimisa, Macalla e Petelia. Analizziamole tutte.

Chone (o Chona) era un insediamento situato tra gli attuali comuni di Pallagorio e Umbriatico. Si pensava che Pallagorio fosse costruita sui suoi resti, ma oggi, grazie alla scoperta di nuovi insediamenti urbani e di una necropoli di culto orifico tra i due paesi sopra citati, si crede che fosse un luogo a parte. Attualmente, tutta la vallata tra i paesi prende il nome di “Valle di Cona“. Altre voci, non molto accreditate, identificano Chone con Cirò Superiore.

Krimisa è più facilmente identificabile, in quanto, sebbene non è mai stata una colonia importante, ci sono pervenute parecchie fonti. Oggi parliamo di Cirò Marina, ma i primi insediamenti si trovavano presso Punta Alice. Questo fu, probabilmente, il primo vero insediamento fondato da Filottete, al quale diede lo stesso nome del promontorio sotto al quale si trovava (Crimissa). Sempre qui avrebbe costruito un tempio dedicato ad Apollo Leo, nel quale avrebbe depositato il suo arco e le sue frecce (oggi si stanno trovando i primi presunti resti). E, sempre a Krimisa, sarebbe morto per mano di barbari indigeni.

Macalla rimane tutt’oggi sconosciuta. Si pensa che potesse essere identificata con Strongoli Marina, con Torre Melissa, o anche con un insediamento andato oggi perduto o non del tutto riscoperto. Si da per certo che fosse una città sulla costa.

Petelia invece è stata identificata con l’attuale Strongoli. Si ipotizza che dopo la distruzione dell’insediamento di Macalla, sulla costa, i vari superstiti si siano spostati sulle montagne per sfuggire agli aggressori (nel nostro caso, da Annibale).

Stiamo parlando di 4 insediamenti situati in un area geografica abbastanza limitata, ossia nella zona nord del Crotonese. I vari insediamenti si trovano tutti a nord dell’Esaro, su una linea di circa 30km. Insomma, sono abbastanza vicini, ed è possibile che siano stati fondati tutti in periodi simili.

Vi direte voi, ma allora cosa centra Petilia Policastro? Partiamo proprio dal nome: Fino all’800, la città era nota su tutte le mappe solo come Polycàstron, e prese il nome in epoca Romana/Bizantina. Polycàastron infatti è l’unione di due parole latine, che vogliono dire più (poly) e accampamento (castro). Letteralmente, “più di un accampamento”. A quanto pare, il luogo era conosciuto dai Greci, ma non fù mai una colonia Greca. Le popolazioni originarie (Bruzi) continuarono la loro vita pressoché indisturbati. Petilia fù aggiunto solo in seguito, con l’inizio delle prime ricerche archeologiche.

Ma perché si credette che Petelia si trovasse li? Cosa spinse a spostare le ricerche della vecchia Petelia dalle coste a nord dell’Esaro, nell’entroterra a sud del Crotonese? Il quadro non è del tutto chiaro, ancora oggi, ma possiamo provare a fare delle ipotesi.

Si sente spesso dire che Bruzi e Greci andassero particolarmente d’accordo, e che ci fossero numerosi accordi commerciali tra i vari popoli. Si pensa che inizialmente si identificò Petelia con Policastro in seguito al ritrovamento di monete dell’antico insediamento. L’argomento è stato fortemente semplificato, e penso che non sia del tutto attendibile, anche se è probabile. Tutt’al più, in età Romana, Petelia (Strongoli) ottenne il permesso di battere moneta, ed è più plauibile che, spostandosi di qualche secolo in avanti, ci fossero degli scambi commerciali tra i vari paesi. Policastro era nota per la produzione di ottima pece, ed è possibilissimo che gli abitanti di Petelia andassero ad acquistarla, o che delle monete di quel periodo/luogo arrivarono a Policastro a seguito di scambi commerciali. Quindi, a seguito di questi ritrovamenti, si sarebbe individuato, frettolosamente, un insediamento Greco.

Altre voci di corridoio indicano Policastro come luogo di rifugio in seguito a diversi attacchi in età Romana/Bizantina. Come è noto, in Calabria la maggior parte dei paesi sulla costa hanno degli omonimi sui monti. Questa esigenza nacque proprio per sfuggire ai frequenti attacchi, che in quei periodo arrivavano da più fronti. Policastro avrebbe offerto ospitalità (e salvezza) a dei sopravvissuti dopo un attacco Romano nella vecchia Petelia (causato da un’imboscata dei Petelini a dei soldati Romani, a quanto pare). Vettorialmente, Strongoli e Policastro distano circa 30km, ma seguendo dei vecchi sentieri oggi dimenticati si sarebbe potuto percorrere anche il doppio! Ciònonostante, non è una distanza impercorribile, e l’ipotesi mi sembra più plausibile. Il nome Petilia sarebbe poi stato aggiunto in quanto il vecchio borgo subì un aumento demografico per via dei rifugiati, e molti continuarono a chiamare la loro nuova casa “Petelia”. Con i primi sopralluoghi per l’archeologia, si prendevano appunti di come una parte della popolazione chiamasse il paese Petelia, e come un’altra parte lo chiamasse Policastro. In seguito, non si sa quando di preciso anche se è un periodo compreso nel 19° secolo, i nomi vennero uniti.

Queste due ipotesi sono entrambe valide, e, magari, sono successe entrambe! Per diverso tempo, si ritenne che Filottete fondò Petilia Policastro, e la città gli dedicò pure una piazza. Oggi, che sappiamo che Petelia non è Petilia, dobbiamo smontare questa storia, ad onore del vero.

La discussione è nata grazie ad un mio amico, che conoscendo la mia curiosità a riguardo non ci ha pensato due volte a pormi la domanda. Non mancherò ovviamente di continuare a cercare informazioni, e in caso di nuove scoperte aggiornerò l’articolo.

Bisogna ricostruire la storia della nostra terra, nel modo migliore possibile. Questo vuol dire che dobbiamo essere pronti a scoprire nuovi discorsi del nostro passato, ma anche a perdere delle certezze che abbiamo sempre dato per scontato.

Una curiosità: Sempre in epoca Greca, un fiume in Sicilia era noto come Crimiso, e la città fondata vicino al fiume si pensava fosse Krimisa. Si pensò che quella città venne fondata da Filottete, per via della somiglianza dei nomi, il tuttò finché non vennero avviati i primi studi in terra Calabra. Insomma, non si tratta di un caso isolato 🙂

3 risposte a “Filottete e la fondazione di Policastro”

  1. […] a Cirò Marina, presso Punta Alice (più precisamente, tra la pineta e la salina): la storia di Filottete e del suo arco, con annessi reperti storici, trasformati in un campo di pascolo perché tanto […]

  2. Avatar SALVATORE FLORO
    SALVATORE FLORO

    salve sono uno studioso per passione e non per lucro . mi è piaciuto l’intero articolo e vero troppe sono le conclusioni fatte su queste citta e la loro esistenza come lo è la storia o leggenda di filottete ereo e fondatore di citta .ma benedetto dio per citta cosa vogliamo dire ? forse si vuol dire semplici villaggi fatte di pietra a secco e dei pali ricoperti di vegetazioni . posso capire che stimo parlando di 2500anni fa e posso capire che la nostra calabria ha subito molte offese dalla natura e dall’ uomo ma mi volete dire che fine anno fatto le tracce di una di queste citta . nessuna traccia e’ emersa per poterlo dire. sul territorio uniche testimonianze che sono rimaste ed emergono sparse sui terreni che vengono trasformati da enormi trattori agricoli sono le sepolture a fossa chi piu ricca e chi piu povera ma solo quelle e ripeto qualche muraglia che li delimitava per consacrare il luogo . villaggi giusta parola non possiamo confermare nulla di preciso . sono di petilia policastro attuale paese situato su un promontorio circondato da due fiumi non posso dire che era il villaggio di petilini greci ma posso confermare che era un villaggio fortificato naturalmente ricco di legname e di selvaggina e i suoi abitanti come lo sono adesso vivevano di caccia e di quello che dava la natura parlo dei paelocastresi di origine nordica dei ( brettoni) poi il nome come succede quasi sempre viene spregiato in bruzi brutiii ecc la storia vera e che ognuno di noi vuole bene anche se in modo sbagliato al proprio territorio alle proprie radici e vorremmo che i nostri antenati fossero stati degli eroi e basta un pugno di monete un’ ansa di anfora per farci immaginare di essere quelli che non siamo . allora cerchiamo di scoprire le nostre origini vere dietro i nomi dati alle località e confrontarle con le scoperte vere quelle archeologiche senza artefare ed esaltare nulla queste citta secondo me resteranno senza una esatta ubicazione . erano villaggi formati da coloni che sfuggivano come in qualche modo sta succedendo oggi 2016 con le migliaia di profughi africani gente con la loro dignità le loro usanze i loro costumi e ognuno racchiuso nel loro circolo di pietra . sfuggono da miseria guerre e soprusi di ogni genere ora sta noi accoglierli o eliminarli i coloni greci qui in calabria anno trovato gente pacifica con le loro usanze le loro esperienze come la produzione della pece i coloni hanno portato la loro esperienza delle loro terre le loro credenze e i nostri autoctoni bretoni hanno accolto quelle nuove civilta . mi fermo qui per poter continuare in altra discussione ciao a tutti

    1. Avatar FraPla

      Ciao Salvatore, ho letto solo ora il tuo commento. Lasciami dire che sono assolutamente d’accordo con quanto dici. Infatti, in riferimento ai vecchi villaggi, ho usato termini come “insediamenti” e “colonie”, e mai “città” (anche se poi Petelia era effettivamente una polis).
      Ad ogni modo, l’accezione che fai è giusta: ognuno cerca di mitizzare quel che ha, dandogli lustro e un’aurea non sempre veritiera. Più si va indietro nel tempo, più e difficile avere delle prove tangibili di un determinato avvenimento. Filottete venne davvero in Magna Graecia? Non lo potremo mai sapere con certezza. Possiamo invece sapere i periodi di fondazione delle colonie, le migrazioni e l’evoluzione delle stesse nel corso del tempo.
      Le “tracce di queste città” sono per la maggior parte interrate. Un po’ come a Roma, la città moderna ha ricoperto la città vecchia. Non dobbiamo aspettarci però edifici in muratura come quelli del periodo romano/bizantino: i greci usavano per la maggior parte case di legna, paglia e fango. Questo però non vuol dire che l’estensione o l’importanza di una colonia non fosse di fondamentale importanza, e i ritrovamenti di oggetti quotidiani (monete, monili, oggetti da lavoro, utensili ecc) dimostrano la vastità e l’estensione dei vecchi insediamenti.
      Nello specifico, petelia era molto più di un villaggio. Tanto da aver addirittura tentato di resistere ai romani. E sappiamo esattamente dov’era (situazione diversa invece con Chona, ma anche con Laureta o Leonia).
      A presto.

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