Il quadricello a Capo Colonna

Mi pongo questa domanda ogni anno. Penso che lo facciano in molti. E sebbene abbia sempre saputo la risposta, finalmente ho trovato qualche informazione più dettagliata a riguardo, che merita di essere condivisa.

Da quanto si fa il pellegrinaggio della Madonna di Capo Colonna? Da quanti anni? Quando venne iniziato? Chi fu il primo a pensarlo? Date certe non esistono, ma proveremo a fare una ricostruzione basata su altri dati, che dovrebbero permetterci di ottenere una datazione verosimile.

Bisogna premettere una cosa: come molte delle usanze religiose, anche questo pellegrinaggio ha delle origini più antiche del Cristianesimo stesso. Scopriremo con piacere che il nostro “piccolo” pellegrinaggio ha delle radici antichissime, ha coinvolto persone di ogni dove, e, sopratutto, ha resistito al peggior nemico che la civiltà conosca: il tempo.

Ma prima, partiamo con una dovuta curiosità: Cos’é un pellegrinaggio? Cosa vuol dire questa parola? Pellegrinaggio è una parola derivata dalla figura del Pellegrino: questo termine deriva dal latino, dall’unione di per+ager, che letteralmente vuol dire per i campi. La figura di colui che andava per i campi divenne dunque il peregrinus, ed in seguito pelegrinus. Fino ad arrivare ai giorni nostri.

Mentre oggi un pellegrino è (erroneamente) quasi sempre associato ad una figura religiosa, in passato non era affatto così. Come il termine stesso ci dice, con questa parola indicava i viandanti, i forestieri, i viaggiatori, gli sconosciuti, gente nomade e/o senza fissa dimora. Indicava tutti coloro che non erano di un determinato luogo. Oggi invece, indica principalmente chi segue un percorso, spesso spirituale, per raggiungere un luogo sacro.

Ma torniamo a noi. Al pellegrinaggio per la Madonna di Capo Colonna. Se mi avessero chiesto da quanto tempo vada avanti, non avrei esitato nel rispondere “Da sempre!“. Ora, non ne ho più alcun dubbio 🙂

Il Promontorio Lacinio, ancor prima della costruzione del tempio, era un luogo considerato sacro. Prima dei Greci diverse popolazioni vivevano in Calabria, di cui, purtroppo, si sa veramente poco. Perché questa importanza? Andandoci oggi, in macchina, quel promontorio non sembra niente di che. Eppure in passato era diverso. Molto diverso. Probabilmente vi scorreva un fiume, oggi estinto, e sicuramente era molto più grande. Tuttavia, volendo fare un azzardo (a mio senso logico), il luogo era considerato sacro per via di alcune sorgenti d’acqua. Fino a non molti anni fa si parlava della famigerata Fontana di Scifo. La Fossa del Lupo è ancora li, malandata ma presente. Non ci dimentichiamo la leggenda dei diversi laghi poco sopra, sulle alture. Insomma, il posto era probabilmente ritenuto importante (finanche sacro) per la possibilità di trovare acqua, di portare al pascolo gli animali. Essenziale alla vita.

Qualcuno parla di templi precedenti a quello Greco. È una bella teoria, interessantissima, ma purtroppo non ci è dato sapere nulla. Si può solo supporre che, almeno fino alla costruzione del tempio di Hera, non vi si svolgeva nessun pellegrinaggio. Non voglio dire che le popolazioni autoctone, prima dell’influenza Greca, non avessero rituali religiosi. Bisogna prendere atto però che, almeno ad oggi, delle loro usanze si sa veramente poco.

L’arrivo dei Greci segna un passo fondamentale per la nostra terra. Verranno portate qui tradizioni, modi, usanze, credenze. Ed anche la religione. Com’é noto, i Greci onoravano le proprie divinità all’interno dei tempi, concetto che, modificato a mano a mano, è rimasto invariato ancora oggi con chiese o moschee: un edificio dedicato alla venerazione. Ovviamente, un tempio era all’epoca una cosa essenziale, ogni insediamento doveva averne almeno uno, anche se piccolo. L’insediamento dell’antica Kroton era piuttosto grande, e nell’area cittadina di oggi erano presenti diversi tempi. Giusto per citarne uno, quello “sotto al comune“, nei pressi delle due banche. Tuttavia, il concetto di pellegrinaggio era ben noto ai Greci (probabilmente questo tipo di rituale ha origini esclusivamente orientali), che vedevano in questi viaggi e nella consegna di doni rituali dei modi per “purificarsi” o per ingraziarsi la giusta divinità.

Ma se si sono stabiliti più o meno presso l’attuale città di Crotone, come gli è venuto di fare un tempio a Capo Colonna? Sono pazzi, direte. È invece molto probabile che questi abbiano appreso l’importanza del Promontorio Lacinio proprio dalle popolazioni del luogo. Se erano stati in grado di attraversare tutto lo Jonio in nave, sarebbero stati in grado di arrivare anche al promontorio senza aiuti. Il riconoscimento come luogo sacro potrebbe essere stato influenzato dalle popolazioni locali, oppure potrebbe essere sorto in seguito in modo spontaneo. Tuttavia, come vedremo poco sotto, un collegamento va fatto.

Il Tempio di Hera Lacinia: oggi c’è solo una colonna, iera era enorme. Un tempio molto grande, un tempio decisamente importante. Si ritiene sia stato costruito intorno al VI Secolo a.C. (tra il 600 ed il 500 a.C.), e che rimase grossomodo intatto fino al basso medioevo. Si sa per certo che nel XVI Secolo d.C. il luogo venne a mano a mano saccheggiato per poterne recuperare materiali (usanza diffusissima all’epoca), e che già al momento della stesura delle famose mappe di Piri Reìs erano in piedi solo due colonne. Non abbiamo date certe, ne tantomeno possiamo tornare indietro nel tempo. Nonostante ciò, possiamo affermare con sicurezza che il pellegrinaggio al tempio esiste… dalla costruzione del tempio stesso! Dunque, all’incira dal VI Secolo a.C.

Si narra che il tempio fosse il più grande dell’antichità. Tito Livio ci ricorda che era il tempio più venerato dai popoli vicini, dove si poteva osservare bestiamo che pascolava autonomamente, senza pastori. Si narra anche che Pitagora ci portasse in pellegrinaggio le donne della sua scuola, al fine di consacrare ad Hera i capelli tagliati alle discepole! Seguendo gli antichi rituali, si offrivano oggetti da bruciare presso il tempio, oppure si lasciavano dei doni di ogni sorta. Particolare importanza al tempio era data dalle donne, in quanto Hera era considerata come la divinità protrettrice del parto, del matrimonio e, più generalmente, delle donne stesse. Ecco il collegamento che vi dicevo. Hera assunse più connotazioni divine nel tempo (liberatrice, protettrice della natura, divinità guerriera ecc), ma il riferimento all’inizio della vita è probabilmente un lascito delle popolazioni precedenti. Una discendenza diretta dell’importanza del luogo, essenziale alla vita, paragonabile solo ad un nascituro. Un luogo adatto ad una nuova vita. Il tempio venne comunque utilizzato per più scopi, tra cui anche la commemorazione dei defunti: famosa è la storia che le Krotoniati vi venerassero Tetide. Storicamente, per la morte del figlio Achille, ma, a ben vedere, Tetide, ninfa marina, ha anche lei un curioso collegamento con l’acqua. A questa figura venne dedicato l’Oceano Tetide nel Triassico 🙂

Ma gli anni passano. La Lega Italiota si sposta, la città inizia il suo lento declino. Tuttavia, i pellegrinaggi non si fermano. Anche dopo l’arrivo dei Romani, sebbene Hera divenne Giunone, le usanze non cambiarono, ed i pellegrinaggi non si fermarono. Diminuirono le entità delle offerte, ed ebbe inizio il periodo probabilmente peggiore per l’antica Kroton, ma il fattore spirituale rimase. Venne Cristo, passarono gli anni, ed anche nel meridione arrivò il nuovo culto. A mano a mano, lentamente, Hera, poi Giunone, cambiò nuovamente volto per diventare… Maria? No, Sant’Anna! Questa, oltre ad essere la madre di Maria, è anche la santa protettrice delle donne in cinta, e, per una vecchia associazione (oggi completamente persa) oltre che una curiosa coincidenza, è considerata la santa dell’acqua. Non molti sanno che lungo la strada per Capo Colonna sorgevano diversi pozzi, nominati da sempre come i pozzi di Sant’Anna. Dei pozzi costruiti in onore della santa, dai quali le popolazioni si rifornivano di acqua potabile.

Alla figura di Maria, o, più propriamente, della Madonna, si arrivò solo dopo. Si ritiene che il primo santuario Cristiano venne costruito a Capo Colonna tra l’XI ed il XII Secolo d.C. da alcuni monaci Basiliani, figure erranti molto presenti tra Puglia e Calabria. Per quanto riguarda il quadro, ci sono diverse tesi a riguardo. C’è chi dice che venne portato o dipinto dai monaci stessi. Chi dice che sia stato San Luca in persona a dipingerlo. In realtà, probabilmente, il quadro è stata una riproduzione “cristianizzata” di antiche divinità femminili, cosiddette virgo lactans. Adogni modo, prima del XV Secolo non si hanno informazioni sull’esistenza del dipinto: solo dopo questa data il quadro viene riportato, a seguito del tentato furto da parte dei Saraceni (più genericamente, i Turchi), che avrebbero voluto bruciarlo. Tuttavia, si ritiene che l’icona sia di origine Bizantina, e si sarebbe quasi certi che sia stata dipinta tra il X ed l’XI Secolo d.C., per poi subire diverse modifiche nel corso del tempo.

La valenza Cristiana del pellegrinaggio è comunque antecedente all’immagine della Madonna in se, in quanto il culto di Cristo si diffuse ben prima dell’icona. Tuttavia, solo a seguito dell’introduzione di questa icona la figura di riferimento del pellegrinaggio divenne Maria, la Madonna, quella che ancora oggi si venera.

Dunque, tutte queste date possono confondere… tiriamo due somme:

  1. Il pellegrinaggio a Capo Colonna come culto religioso a se stante esiste più o meno dal VI Secolo a.C., ossia da quando i Greci edificarono il tempio;
  2. Il pellegrinaggio a Capo Colonna inteso come rito Cristiano esiste probabilmente dall’insediamento dei Romani in Calabria (periodo compreso tra il 200 ed il 400 a.C.), che diffusero il nuovo culto lasciando pressoché intatte le usanze popolari;
  3. Il pellegrinaggio a Capo Colonna intesto come rito Cristiano verso la figura di Santa Maria di Capo Colonna verosimilmente si effettua sin da quando è stato edificato il santuario (tra l’XI ed il XII Secolo d.C.), anche se è molto probabile che lo spostamento fisico dell’icona (come avviene ancora oggi) sia venuto in seguito, mentre prima l’icona rimaneva fissa presso il santuario. Dopo la tentata razzia, Mons. Antonio Minturno nel XV Secolo ufficializzò il culto. Il dipinto ha poi assunto via via una maggiore importanza, dall’immunità alle fiamme alla protezione dalle invasioni, fino a proteggere la città dai terremoti.

Il pellegrinaggio non si svolse sempre negli stessi periodi, e sicuramente, in questo lunghissimo arco di tempo, avrà avuto delle interruzioni (basti pensare ai tempi bui). La figura religiosa nel corso del tempo è cambiata, tuttavia la valenza spirituale è rimasta intatta. Le modalità del pellegrinaggio sono più o meno le stesse, principalmente si raggiunge il luogo a piedi, e, a differenza di oggi, non solo ci si impiegava molto più tempo, ma ci si faceva anche il ritorno. Non è da escludere che si utilizzassero anche animali.

La Calabria conobbe un nuovo periodo di abbandono dal XV fino al XVIII, finché i primi archeologi ed i primi giovani dei vari Grand Tour non si interessarono nuovamente alla zona. L’immagine che ne uscì, sopratutto del pellegrinaggo, non fu delle migliori: gente che si riuniva per bere, fare sesso o giocare, venivano schizzinosamente descritti dagli increduli visitatori. Questi particolari probabilmente sono strascichi del tempo, che ancora oggi ci portiamo dietro. Il pellegrinaggio comunque ha il suo seguito, nonostante tutto.

Sul perché il pellegrinaggio sia la terza domenica di Maggio, non sono riuscito a trovare nessuna informazione certa. È comunque noto che Maggio è il mese Mariano, per cui, consapevole di tutte le “Feste delle Madonne” che si svolgono in questo mese (basti pensare solo a quelle del circonario Crotonese), è logico pensare che il calendario sia stato appositamente diviso.

Il perché invece ogni 7 anni ci sia la festa grande può avere più spiegazioni: il numero 7 ha molte valenze sacre, per molte religioni, e nel Cristianesimo sette sono i doni dello Spirito Santo. Su questo argomento scriverò un’altro post, per spaziare anche sulla numerologia.

Adesso, dopo tutto questo papello, tiriamo una conclusionee. Abbiamo visto che probabilmente il Promontorio Lacinio era un luogo già sacro prima della venuta dei Greci. Questi (e si può facilmente confrontare con qualche ricerca in rete) vi hanno edificato sopra il loro tempio, la cui ultima colonna è oggi tanto cara a tutti i cittadini, e che iniziarono formalmente con i pellegrinaggi, già prima della venuta di Cristo. Venuto il nuovo messia, il nuovo culto ed i nuovi colonizzatori, il pellegrinaggio continuò, tra alti e bassi, fino all’arrivo dei monaci Basiliani, alla costruzione del santuario, all’esposizione del quadro ed ai suoi miracoli. Dal XV Secolo d.C. si proclama ufficialmente Santa Maria di Capo Colonna, ed il pellegrinaggio, da allora, mantiene le stesse connotazioni religiose di oggi.

Adesso, sapete perché il pellegrinaggio della Madonna di Capo Colonna si svolge… da sempre 🙂

Una risposta a “Da quanto si fa il pellegrinaggio della Madonna di Capo Colonna?”

  1. […] giorni scorsi è molto piaciuto un vecchio post riguardo al pellegrinaggio per la Madonna di Capo Colonna, tradizione ben più antica della stessa […]

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