La struttura rimovibile (via CN24)
La struttura rimovibile (via CN24)

Non si placano le polemiche attorno ai lavori di adeguamento dell’Ezio Scida di Crotone. Ci sono, in primis, i tifosi stessi, delusi per come è stata gestita la vicenda, e con l’amaro in gola per non poter vedere giocare il Crotone in casa. La rabbia degli abbonati, che hanno speso anche più di mille euro e per ora non hanno potuto godersi neanche una partita, con la magra consolazione del rimborso economico. Il fastidio che provano in molti verso i seggiolini bianchi che stanno montando, considerato un colore che non centra nulla. Ma ci sono anche polemiche più serie, come quella degli archeologi che ricordano, giustamente, che dove si sta “costruendo” c’è un vincolo archeologico.

Ho già affrontato l’argomento, ma brevemente è bene ricordare che per aggirare il vincolo di inedificabilità che vige attorno allo stadio è stata ideata la “struttura mobile” che vedete in foto. Uno spalto, che adegua il numero di posti a sedere senza bisogno di dover mettere fondamenta. Una soluzione intelligente, che tuttavia desta qualche preoccupazione in diversi archeologi, preoccupati per la conservazione dei resti sottostanti. La struttura verrà rimossa entro due anni dalla messa a dimora (o almeno questo è quanto concordato, se i tempi verranno rispettati, anche per la rimozione, è da vedere), e più passa il tempo più rischia di diventare un mausoleo all’incompetenza.

Apriamo dunque una nuova parentesi: appurato che si tratta di un’opera “temporanea”, destinata alla rimozione da qui a qualche anno, quanto è venuto a costare questo spalto? Tenetevi forte: circa 2 milioni di euro. Non ci è dato sapere cifre precise (quanto meno per ora), ne la provenienza del denaro investito. Possiamo solo supporre, consapevoli del fatto che la Regione ha stanziato 2.5 milioni per l’adeguamento dello stadio (checché né dica la Curva Sud). Parliamo dunque di denaro pubblico, più precisamente di “risorse residue FSC”, ossia Fondo per lo Sviluppo e la Coesione. Attualmente è in erogazione la nuova tranche di fondi (2014-2020), ma quelli usati dalla Regione (che ha deliberato un’apposita variazione di bilancio, la 182 del 26.05.16) fanno riferimento ai fondi 2000-2006. Insomma, un tesoretto nascosto, un pozzo senza fondo al quale la Regione mette mano “solo” in caso di emergenza. Molto più spesso di quanto si possa pensare, andando a controllare le variazioni di bilancio.

Insomma, oltre al danno la beffa: non solo i lavori continuano ad accumulare ritardi, ma hanno anche un costo piuttosto elevato, che, a quanto pare, viene saldato con fondi pubblici. Per costruire una struttura che verrà rimossa da qui a due anni. Non sò, forse sono io che penso a male, ma è un controsenso incredibile. E’ vero, lo stadio è comunale, quindi la spesa sarebbe comunque ricaduta sulla collettività (non necessariamente, ma nella maggior parte dei casi è così). Ma a ben vedere, c’è un solo “vincitore” in tutto questo discorso, ed è la società sportiva dei fratelli Vrenna, il Football Club Crotone: ha ottenuto diversi milioni per la promozione in A (più i diritti televisivi), ma non ha speso praticamente nulla nè per la squadra nè per lo stadio (e i risultati si vedono). Senza contare il comportamento ostile nei confronti di ogni altro progetto di ammodernamento. Un po’ mischeddusi, che dire.

Ricapitolando: 2 milioni presi dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione usati per una struttura mobile, che verrà usata solo per qualche mese (speriamo) e che verrà rimossa entro due anni, o che sarà condannata al disuso. C’è bisogno di dirlo? Due milioni buttati al vento. Soldi che potevano essere investiti in altri settori, magari prioritari, o solo un po’ più coerenti con la coesione e lo sviluppo del territorio, e che invece sono stati usati non tanto per ammodernare lo stadio, ma per pagare le scelte ostili, avide e sbagliate della società sportiva. Perché più di ammodernamento, dobbiamo parlare di una pessima toppa arrabbattata all’ultimo momento. Una soluzione di fortuna, che costa un’occhio della testa.

Si poteva indubbiamente trovare un’altra soluzione, sia per quanto riguarda il progetto di ammodernamento sia per quanto riguarda l’investimento. Invece, ci siamo trovati nella situazione in cui la società sportiva ha provato spudoratamente a massimizzare i profitti (vedi anche i costi degli abbonamenti), senza un progetto o una visione, ed ora si trova con i piedi all’aria, stretta tra i lavori a rilento e i tifosi delusi. Questi ultimi hanno fatto sapere che da dopo il 23 Ottobre avranno “tolleranza zero”, dimostrandosi anche fin troppo comprensivi e generosi nei tempi.

Ma dell’aspetto economico nessuno se ne cura. E va a finire (sopratutto in Calabria) che i soldi di tutti, anziché essere usati per delle opere a fruibilità pubblica (quindi destinate a tutti) vengano impiegati male, per delle opere sterili, private, insensate e destinate all’oblio. Allungando ulteriormente i tempi necessari per poter anche solo pensare a nuove opere, come il nuovo stadio ad esempio.

Ma tanto che ci pensiamo a fare, chissenefrega… siamo in Serie A 😉

2 risposte a “L’altra beffa dello Scida”

  1. […] dei Beni Archeologici, che non ha concesso di mantenere la tribuna (che, ricordiamolo, era espressamente vincolata a soli due anni), e preso atto del parere del Comune di Crotone, che si è rifiutato di smantellare […]

  2. […] in merito al cemento sullo stadio (che sennò si diventa impopolari e si perdono consensi), e dopo aver speso due milioni di euro per la tribuna temporanea, dovremmo fermarci un attimo e pretendere il nuovo stadio cittadino, […]

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