Da bambini ci raccontavano le favole. Tante favole, per ogni cosa ritenuta “non assimilabile” dai più piccoli: babbo natale, la fatina dei denti, l’uomo nero, la cicogna, il tutto assortito da innumerevoli storie su elfi, fate, gnomi, personaggi fantastici e lontani. Sempre lontani dalla realtà, sempre “aldilà” di tutto.
Poi cresci. Ed a mano a mano che vai avanti, ti rendi conto che era tutto finto. Tutto quello che aveva allietato la tua infanzia era un pretestuoso batuffolo ovattato, un’aspettativa fugace quanto irrealizzabile. Non ti resta molto in cui crede, a parte Dio. La religione diventa così l’ultima favola al quale l’animale umano si dedica, coltivandola spesso fino alla fine dei suoi giorni.
Dovremmo però iniziare ad includere un’altra favola, nella lista: quella che con l’anzianità si diventi saggi. Non sappiamo chi inventò questa storia, ma è molto antica: nella stessa Bibbia si parlava di “antichi saggi”, figura quasi mitologica presente in ogni popolo del mondo, di ogni età e periodo. Gli anziani erano “saggi” per definizione. Ma oggi, questo luogo comune è vergognosamente abusato.
Guardateli, gli adulti e gli anziani di oggi: uomini consumati dalle più misere storielle, piegati alle più bieche falsità, pronti ad affermare ciecamente di “conoscere” o di “sapere” chissà quale trama. Non sappiamo più di cosa discutere, di cosa parlare, su cosa confrontarci. Quel sacro parametro dell’esame di coscienza ormai non lo rispetta più nessuno, tant’è che tutti parlano ad occhio. Così è sempre stato, in fondo.
Quella che si crea è un’enorme montagna di merda, che aggrada e compiace sempre di più i loquaci oratori. Quelli che parlano di complotti, che credono a tutti quei nomi anglofoni ed un po’ sinistri, ai falsi allunaggi ed all’inutilità dei vaccini. C’è troppa merda in giro, e pur non riminandola puzza. Puzza terribilmente dell’ignoranza che abbiamo coltivano nell’ultimo secolo. Non sono le nuove generazioni, il problema, e dovrebbe oramai essere evidente.
La campagna elettorale a Crotone, praticamente, non è esistita. Pochissimo dibattito, pochissimi temi (che poi, i temi cittadini sono quelli), pochissima partecipazione. Solo misero squadrismo, tifoserie opposte aggrappate a bandiere nazionali, temi lontani dalla nostra città e dalla nostra terra. Favole. Come quella di Soros, che per la seconda volta entra nel dibattito cittadino per mano, questa volta, di Giancarlo Cerrelli, colui che forse la spunterà alle prossime elezioni.
Favole, che faranno ben contenta quella parte di popolazione che, tronfia della propria ignoranza, penserà di saperla più lunga degli altri, che pensa di “vedere oltre”, senza mai aver messo il naso fuori dal paesello che siamo. Favole, misere e pessime, che ben rappresentano chi ci crede.
In fondo, Cerrelli si autodefinisce “ultracattolico”. Insomma, di favole se ne intende. E dopo aver fatto una campagna elettorale basata sul volere di Dio, ora tira in ballo Soros. Cosa ci riserverà il futuro non ci è dato saperlo, ma quel che è certo ed evidente a tutti è la triste situazione di miseria intellettuale in cui viviamo.
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