Sulla vicenda stadio stiamo assistendo a numerose ed incredibili cadute di stile. Sarà pur vero, come sosteneva Pasolini, che il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo, ma vedere una città inferocita, imbestialita e coesa solo sul calcio, non è bello. Come non è bello buttarsi colpe addosso, o proporsi come “salvatori” dell’ultimo minuto, o additare tizio o caio di cose che non esistono. Il discorso è semplicissimo e non meriterebbe discussione: è stato scritto nero su bianco, nel 2016, il termine “improrogabile” sulla concessione della tribuna temporanea.

La città di Crotone ha necessità di un nuovo stadio. I tifosi lo sanno, i cittadini lo sanno, ma ogni volta procrastiniamo. Aspettiamo. Cerchiamo proroghe su proroghe, così come già successe nei primi anni 2000, quando il Crotone venne promosso in Serie B: lo stadio non era conforme, e ci fu bisogno di una massiccia opera di restauro, che prevedeva (già allora) l’uso di una struttura metallica per non danneggiare i reperti. Insomma, è già la seconda volta che usiamo questa scusa. Ma siamo tutti un po’ smemorati, evidentemente.

Tra tutti i comunicati, uno curioso è quello di Davide Pirillo, che sembra avere le idee chiarissime: dobbiamo privilegiare il calcio ai reperti archeologici, in questo caso. E dopo aver elargito colpe all’amministrazione ed alla sovrintendenza, ci delizia con un’immancabile dedica: “… se ci stava oggi buonanima di Pasquale Senatore state sicuri che stavamo parlando solo del deferimento del Chievo o della squadra per la serie B …”. Insomma, il forzanovista, tra tante altre cose, ci tiene a precisare che se ci fosse stato Senatore a quest’ora lo stadio era bello che fatto.

Ma evidentemente Pirillo si è dimenticato che Senatore ha governato la città per oltre 9 anni. E si è anche dimenticato che l’ex sindaco non solo era contrario alla costruzione di un nuovo stadio, ma che aveva in mente – addirittura – di portare alla luce i reperti archeologici ivi sepolti, per creare una struttura sportiva unica nel suo genere.

Poco prima della promozione del Crotone in Serie B, si rese necessario un’ammodernamento dello stadio, che fino a quel momento aveva una capienza di circa 5000 persone. I primi lavori arrivarono nel 1999, e portarono la capienza dello stadio a circa 9000 posti. Gli altri, più importanti, arrivarono nel 2002, e portarono la capienza ad oltre 11.000 posti. Entrambi gli ammodernamenti avvenirono sotto l’amministrazione Senatore, iniziata nel 1997.

E dal 1997 al 2005, periodo dell’amministrazione Senatore, non venne mai presa in considerazione l’idea di un nuovo stadio. Lo stesso Senatore infatti era particolarmente contrario all’idea di realizzare una nuova struttura, specialmente al di fuori della città: “… uno stadio nuovo non potrebbe essere edificato nelle vicinanze della città, ma molto più lontano, almeno ad una distanza di 10 chilometri. E a questo punto forse non si potrebbe nemmeno parlare di stadio della città“. Senatore, dunque, era per l’idea di potenziare ed ampliare l’Ezio Scida, e considerava le idee dell’opposizione come mera propaganda elettorale. Già allora, rinfacciava “alla sinistra” di non aver realizzato il nuovo stadio, pur avendo avuto l’idea sin dai primi anni ’90.

Ma come fare con i reperti archeologici sottostanti? Già allora la soluzione fù una “struttura metallica”, per impedire il danneggiamento dei reperti. Ma l’idea non era quella di tombare il tutto, bensì quella di renderli fruibili ai tifosi ed ai visitatori: più volte parlerà dell’importanza di rendere fruibile l’area archeologica dello Stadio, per realizzare una struttura unica nel suo genere. Quando il giornalista Enrico Macrì disse a Pasquale Senatore: “Stadio rinnovato sì, ma con il sacrificio dei reperti archeologici“, questo rispose: “Direi di no. I lavori allo Scida non sono finiti e prevedono il completamento della curva nord e la messa in sicurezza della zona archeologica, che proprio per la presenza dei tifosi, potrà finalmente essere visitata e valorizzata”.

Insomma, Pirillo non ha detto una fesseria: ne ha dette due. E risulta curioso il fatto che proprio lui, autoproclamatosi come erede politico dell’ex sindaco, sia arrivato a distorcere il pensiero di quello che dice essere il suo mentore. Ma si sa: il calcio porta consensi, e purtroppo Crotone è una città che stravede per il calcio.

Attualmente, sulla questione stadio vige la linea comune del salvataggio della struttura, perché “è un complotto”. Ancora oggi, a distanza di vent’anni, anziché fare fronte comune per pretendere una nuova struttura, facciamo fronte comune per chiedere alle autorità di chiudere un’occhio, di concederci più tempo. Troviamo mille scuse, usiamo due pesi e due misure, ed arriviamo al punto di stravolgere le parole di chi non c’è più, pur di usarle a nostro vantaggio.

Un atteggiamento misero e patetico, che ci impedisce di valutare ogni altra possibilità. Compresa quella di uno stadio immerso in un parco archeologico. Perché tanto ci basta solo il pallone, ed ogni altra cosa svanisce nel nulla.

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