Oggi a Crotone è stata inaugurata una targa in memoria delle vittime delle foibe. Una non-notizia che però ha avuto molto eco, con tanto di comunicato ufficiale da parte dell’amministrazione e celebrazione svolta niente poco di meno da qualche sparuto appartenente a torbidi “ordini cavallereschi“. Una sceneggiata, che può essere letta in altri termini: l’amministrazione deve dare un contentino alla fazione di centro-destra, e deve accettare un po’ tutto quello che viene proposto da quelle parti.

Ed ecco allora che in una città che ha già una piazza dedicata ai martiri delle foibe, torna all’attacco il solito gruppetto che pretende l’intitolazione anche di una via. Una direttiva che il comitato provinciale di Fratelli d’Italia deve aver impartito a tutte le sezioni attive, dato che da Isola Capo Rizzuto a Cirò Marina hanno tutti chiesto la stessa cosa. Ma alla fine della fiera Fratelli d’Italia continua a valere quanto il due di coppe, e di provare a seguire un normale iter per cambiare nome ad una strada non ci pensa proprio. Tanto meglio.

Succede però che viene donata questa targa, e figuriamoci se il Comune di Crotone non accetta una donazione! La infarcisce però di cerimonie, di comunicati, di “spiegazioni”, tendendo quasi a dare una sacralità inopportuna a quella che è l’apposizione di una targa in una piazza già dedicata alle stesse vittime di un efferato e sistematico crimine. Perché diciamocelo: quella targa non serve tanto a commemorare i morti, ma più che altro a far fare una bella foto a qualche politico, che così potrà dire di aver fatto la sua parte. Di esserci riuscito.

Già, perché su questa storia ormai è chiaro che si continuano a fare delle celebrazioni pretenziose, che alimentano una lettura in ottica anticomunista (vedasi i riferimenti ai “partigiani titini” sulla targa) ed allontanano sempre di più la lettura storica, dovuta ai crimini di guerra italiani. L’atto criminale è oramai secondario da una lettura neppure più ideologica, ma semplicemente post-ideologica, come dimostra anche l’aberrante comunicato del Ministro (!) Bianchi che paragona le foibe alla shoah. Come dire: ormai tutto fa brodo.

Qualche consigliere ha cercato di affermare (in sordina) che la città di Crotone ospitò degli esuli in quegli anni, portando la questione come giustificazione per la targa. Può essere. Potrebbe essere. Ma che già ci sia bisogno di giustificare l’apposizione di una targa commemorativa – che ricordiamolo, riguarda i morti – ci fa capire che c’è bisogno di mettere le mani avanti. Perché lo sa bene, il consigliere in questione, che si tratta di un’operazione politica.

E di fatti, vengono annunciate targhe e monumenti in memoria dei caduti nella campagna di russia (verosimilmente quella del 1941-1943) e, più in generala, ai caduti nella seconda guerra mondiale. Ma già il solo fatto che sia citata solo la campagna di russia, e non per esempio la campagna turca, greca o jugoslava… la dice lunga.

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