Oggi ne ho approfittato per fare un giro in bici, e con la scusa di dover andare qua e la sono riuscito a passare a vedere il murales di Rino Gaetano. Nonostante non sia stato ancora inaugurato, fa bella mostra di se dalla strada, da dove è ben visibile e riconoscibile. Ho voluto vederlo dal vivo prima di scriverci qualcosa, senza ovviamente metter bocca sullo straordinario lavoro fatto.

In città infatti serpeggia ancora qualche polemica su questo murales, ma lasciano il tempo che trovano. Dovremmo pensare che siamo l’unica città della Calabria a poter vantare un’opera di Jorit, che non è cosa da poco. E sopratutto dovremmo puntare di più su questa forma d’arte, anche in altri quartieri. Rendere bella la città si fa anche così, checché se ne dica.

Ma qui apriamo una parentesi. Rendere bella la città non vuol dire renderla migliore. In questi giorni c’è stata una profusione di parole a vanvera, a cominciare di riqualificazione e rigenerazione. Termini usati a sproposito, perché oramai nel 2022 dovremmo sapere che un’opera di street-art, per quanto bella possa essere, è per lo più fine a se stessa. L’idea che possa migliorare la vita delle persone, cambiare faccia ad un quartiere o addirittura riqualificarlo come per magia… è una fesseria.

I murales sono il primo passo verso un più ampio intervento di riqualificazione, che però non deve fermarsi qui. In questo caso, i 300 alloggi potranno vantare un pezzo unico, ma rimarranno pur sempre una degradata periferia. Va detto che il Comune ha intenzione di destinare dei fondi del Pnrr proprio a questo quartiere, e non sarebbe la prima volta: solo ad interventi conclusi potremo parlare di una riqualificazione.

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