In passato mi sono già occupato di articoli approssimativi che, nel tentativo di raccontare le peculiarità di un luogo, finivano per mettere nero su bianco delle castronerie gigantesche. Ciò accade sempre di più (e sempre più spesso) quando si parla di natura e ambiente: tematiche che destano un maggiore interesse nei lettori e nelle persone in generale, il che è solo un bene.

Ciò che non è un bene, invece, è la possibilità di scrivere e di vedersi pubblicata la qualunque. Chi poteva fornirci un ennesimo esempio se non La C? In un articolo di qualche giorno fa è stato ripreso il post di un centro culturale operante sul Pollino, definito come “uno dei pochi luoghi in Europa dova la natura è sovrana”.

Fin qui nulla di male, anche se di luoghi così il contienente europeo ne è pieno. Il problema nasce quando si afferma che sul Pollino vivrebbero “gli ultimi esemplari di Canis Lupus Lupus rimasti geneticamente puri”. Affermazione che presenta un doppio errore.

Come dice il nome stesso, il lupo grigio eurasiatico vive nell’eurasia, territorio molto vasto che non comprende l’Italia. Si tratta inoltre di una sottospecie del lupo grigio (o lupo comune), che ha sviluppato altre due ulteriori sottospecie: quella iberica (che si trova solo ed esclusivamente oltre i Pirenei) e quella italiana (che si trova solo ed esclusivamente sotto le Alpi).

Per comprenderci: se andate in una foresta francese, tedesca o inglese, vi imbatterete in un Canis Lupus. Se visiterete un’area naturalistisca spagnola o portoghese, vi imbatterete in un Canis Lupus Ibericus. In Italia invece sarete di fronte ad un Canis Lupus Italicus. Non sono censite, ad oggi, altre specie o sottospecie differenti, nè sulla Sila nè sul Pollino, nè sui Lattari nè sulla Maiella, e così via.

A tal proposito può far comodo leggere questo volume del Parco Nazionale d’Abruzzo, dove viene spiegato che sì, il Canis Lupus Italicus è molto probabilmente un discendente del Canis Lupus Lupus, oramai però differente in diverse caratteristiche che si ritrovano negli esemplari appenninici.

Sfatato il primo mito, passiamo al secondo: la “purezza genetica”, una sorta di lupo ariano che forse vuole richiamare un concetto di antico, arcaico o altro. Purtroppo però la maggior parte dei lupi europei ha lo stesso dna dei nostri cani. Nello specifico, condividono almeno il 60% del loro genoma, e ciò vuol dire che nel corso dei millenni i lupi si sono più volte riprodotti anche con semplici cani, al punto che oltre la metà del loro dna è ormai “compromessa”.

Ciò vale per gli esemplari della Sila, del Pollino, della Foresta Nera tedesca e delle sconfinate steppe russe. Il lupo è di fatto un cagnolone randagio che vive libero, e che anzichè nutrirsi dalle nostre pattumiere si appropria di ciò che la natura gli offre. In questo senso, forse, potremmo identificare una “purezza” che ha conservato rispetto ai suoi simili addomesticati. È ancora un cacciatore.

Detto questo, il Pollino è davvero uno scrigno di tesori dal punto di vista naturale. Volete sapere una cosa che è possibile vedere soli là sopra? Provate a dare la caccia (armati di macchina fotografica, s’intende) ad un branco di cavalli mastino: esemplari magnifici che vivono allo stato brado, liberi e come natura comanda.

Una risposta a “I lupi “geneticamente puri””

  1. […] di un lupo cecoslovacco non sono poche. Vale la pena ricordare che i lupi “nostrani” non sono quelli che in molti pensano, e si discostano molto dall’immagine ideale che abbiamo dell’animale, dunque grigio (o […]

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