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La religione, dopo la politica

Il naufragio di una settimana fa ha generato un moto di solidarietà incondizionata da parte della popolazione locale, che in questi giorni si è spesa attivamente per aiutare – per quanto possibile – i sopravvissuti. Vestiti, cibo, coperte, giocattoli e non solo: persino la venuta di Mattarella, che ha portato (unico tra le cariche dello Stato) la sua solidarietà ai familiari delle vittime.

La politica nazionale, nel mentre, continua a sciacallare sull’accaduto così come sta facendo sin dal naufragio. Si continua ad addossare la responsabilità ai morti, si continua a parlare di pene per gli scafisti, o di bloccare le partenze: chiacchiere di pessimo gusto che lasciano il tempo che trovano, e che si ripetono ad ogni tragedia del genere (vi ricordate il dibattito dopo il naufragio di Lampedusa?).

Ma non c’è solo la politica, a speculare sulla tragedia. In questi giorni sono state realizzate, sulla spiaggia del naufragio, tre croci in legno. Inoltre nella giornata odierna si è svolta una via crucis con tanto di croce realizzata con dei legni recuperati dall’imbarcazione affondata. Pezzi di legno “benedetti” da un parroco prima della processione. Che i morti (ed i superstiti) siano musulmani poco ci importa.

L’importante è “farsi pubblicità” con le buone azioni. Mettere il proprio nome e cognome (o quello di un’associazione) nel mezzo di questa tragedia. Ancora qualche giorno, ancora qualche corpo recuperato, e poi si passerà ad altro.

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