Marketing territoriale, storytelling, campagne mirate per “svelare i segreti” di Pulcinella di un territorio senza neppure conoscerlo o averlo mai visitato. Oramai il web è pieno di travel blogger (alcuni più interessanti di altri) che si godono l’onda discendente di un fascino cannibalizzato prima dai lunghi post (anche sul cartaceo), poi dai fotoarticoli ed oggi dai brevi video.

È brutto da dire, ma spesso si tratta solo di fuffa. C’è tanta gente che prova a promuovere il territorio dove vive, ma spesso viene sopraffatta da agenzie (spesso di entità regionale) nate al solo scopo di intercettare fondi da spendere in contenuti mediocri, spesso scadenti, con la scusa di fare “promozione territoriale”.

Una pratica talmente radicata e diffusa che da qualche anno è possibile osservare anche a livello nazionale. E che oggi si concretizza nell’ennesimo progetto inutile, presentato in pompa magna quest’oggi: Open to Meraviglia.

Si, si chiama proprio così. Voluto dal Ministero del Turismo – guidato dalla Santanchè, per intenderci – ha visto un aggiornamento grafico del portale Italia.it e dell’Enit. Costo totale: 9 milioni di euro.

Aldilà del lavoro svolto, non si può far altro che chiedersi: a che serve un sito dove leggere informazioni generiche facilmente reperibili ovunque? Senza contare i numerosi errori: basti pensare che la provincia di Catanzaro è rappresentata dall’immagine di Le Castella, che sta in provincia di Crotone.

Serve a spendere 9 milioni di euro. And now, open to meraviglia.

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