Alla fine è successo: Silvio Berlusconi è morto. La notizia è stata data in contemporanea ieri, poco prima dell’ora di pranzo, ed in breve ha fatto il giro del mondo. E pensare che per i medici del San Raffaele era solo un controllo programmato

L’uscita di scena di un uomo sopra le righe non può che essere un’esagerazione, un eccesso forse studiato nei minimi dettagli. Le reti Mediaset sono vestite a lutto, e l’intera programmazione è stravolta per continui speciali sulla vita del suo fondatore. I presentatori sono vestiti scuri, non ridono, non danno il buongiorno.

A ben vedere è un programma unico, che non riguarda solo Mediaset. Stesso copione in scena alla Rai, ma anche online: la morte del cavaliere monopolizza il dibattito pubblico, e quello politico.

Il Governo si è affrettato a proclamare il lutto nazionale ed a concedere i funerali di Stato. Cerimonie mai concesse fino ad oggi a nessun ex premier, ma non è questo il punto più divertente: con le bandiere a mezz’asta lo Stato commemorerà un’evasore fiscale.

Eh già, l’unica condanna del processo Mediaset. Le altre sono state prescritte grazie all’astuta riforma della giustizia volute dallo stesso Silvio. Che non era di certo fesso. Altre ancora, assolutamente campate in aria, sono state giustamente archiviate.

Il processo di santificazione di Silvio Berlusconi è partito già qualche settimana fa, ma ora raggiungerà il suo apice. Ci si affretta a ricordare le doti imprenditoriali del defunto, il lavoro creato, i soldi spesi, i traguardi raggiunti. Il resto passa in secondo piano.

E allora, è inutile rinvangare: si concedano questi tre giorni di lutto, questi tra giorni di pax in cui Silvio Berlusconi indossa la sua ultima mascheda da brav’uomo. Ma non si faccia passare la sua morte per un dolore per il paese.

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