In questi giorni mi è venuto un colpo quando ho iniziato a risentire, con una pesante insistenza, della presenza di “trivelle” a Crotone. Mi sono venuti gli spasmi, le palpitazioni, la sudorazione: un’incubo che si ripete, dimostrando platealmente che è inutile perdere tempo a spiegare a chi non vuol sentire.

A raccogliere l’allarme che ha iniziato a correre sui social già da fine settembre (assieme alla voce di un imminente ritorno della Key Manhattan) è stato un noto vavazzùne locale, che con un breve post ha ottenuto l’attenzione di tanti altri attempati signori preoccupati per un “mistero” che in realtà non lo è.

L’attività dell’Eni era stata evidenziata un anno fa anche dalla stampa locale, dove veniva sostanzialmente messo nero su bianco che, secondo una stima del primo cittadino, il cane a sei zampe vorrebbe estrarre fino a 700 milioni di metri cubi di gas all’anno. Cifre importanti, che hanno portato alla stipula di un “contratto” consultabile sul sito dell’Ente.

Ora, è chiaro che a Crotone c’è tanta gente (ma tanta!) che ha fatto carriera facendo finta di difendere una sorta di interesse collettivo, specialmente contro quei cattivoni dell’Eni. Ma è altrettanto vero che mai come oggi l’attività della multinazionale è dichiarata, in linea con un mantra nazionale (ed europeo) sull’approvvigionamento energetico da fonti comunitarie per evitare la dipendenza estera.

Fin qui tutto bene. Sappiamo che la Key Manhattan è venuta in città per attività di manutenzione in mare, in particolare ai condotti che dovrebbero riprendere a funzionare già dal 2024. E sappiamo che quei condotti portano il gas estratto in mare agli impianti di terraferma, tra cui quello di Capo Colonna. Sarebbero logico fare un 2+2: dopo la manutenzione in mare, tocca a quella su terra. Ogni parte del meccanismo deve essere rodata prima di tornare in funzione.

Ma no. Evidentemente non ci riusciamo. Ed ecco che una gru avvistata a Capo Colonna si trasforma in una trivella, con tanto di annunciato sit-in di protesta contro la “costruzione di un ulteriore impianto di trivellazione” come scritto dall’Arci in una nota. Uno scenario impossibile, perché non si possono realizzare nuovi impianti di trivellazione, almeno non in realtà come quella di Crotone.

Sebbene il Decreto Aiuti IV abbia reintrodotto la possibilità di nuove trivellazioni, queste possono avvenire solo off-shore. Al momento in Italia le nuove trivellazioni approvate saranno svolte solo nel Mar Adriatico, mentre a partire dal prossimo anno (2024) si valuteranno gli impianti nel Mar Jonio e nel golfo di Taranto. Mentre per gli impianti che si trovano entro le fatidiche 12 miglia dalla costa, persiste il divieto di nuove trivellazioni.

Quello che sta facendo Eni è un “rimessaggio” di un punto di estrazione di gas naturale che, in passato, è arrivato fornire quasi il 20% del totale nazionale. Ed è una scommessa: non si è del tutto certi che vi sia tutto questo gas all’interno. Ma valeva la pena tentare, a quanto pare, e su ciò si può essere d’accordo o meno.

Quello su cui però non si dovrebbe transigere, invece, è la distorsione della realtà.

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