In questi giorni la polemica sui documenti relativi al Ponte dello Stretto è stata più nazionale che regionale. D’altra parte pare i calabresi si bevono la qualunque di questi periodi, e se proprio si vuole fare ‘sto ponte perché non farlo? Addirittura il governatore Occhiuto ha detto, senza mezzi termini, che dire no all’infrastruttura è da stupidi.

Occhiuto è intervenuto perché in queste ore a Roma c’è un gran vespaio sulla vicenda, che tiene ben lontana dalla Calabria giocando la solita carta dei “criticoni a prescindere” che dicono un “no ideologico”. Ma non bastasse l’inchiesta della Procura di Roma, che indaga sulle eccessive accellerazioni sull’iter nonchè sugli affidamenti facili, ecco che si susseguono esposti per accedere alle relazioni tecniche, non ancora pubbliche.

Relazioni che, vale la pena ricordare, hanno evidenziato 68 criticità su temi fondamentali come la tenuta strutturale del ponte, la sua resistenza a venti e terremoti ed i materiali che si intende utilizzare. Insomma, cose di un certo peso, per le quali non sarebbero state fornire sufficienti rassicurazioni.

A rendere pubblici i documenti ci ha pensato, al momento in esclusiva, Europa Verde, che ha pubblicato la relazione tecnica ed il parere di Eurolink. Proprio quest’ultimo documento è il più grave, in quanto si afferma che i test non sono stati effettuati per risparmiare tempo. Con buona pace della tanto decantata sicurezza.

Di fronte a questo scenario, è chiara una cosa: c’è una parte politica che sta pressando per far partire i lavori. E per farlo è disposta a tutto. Persino autorizzare in fretta e furia un progetto con numerose criticità anche gravi. E lo sta facendo sulle spalle dei calabresi, che al momento paiono sopiti in attesa degli sviluppi della vicenda.

Tutto questo appare molto stupido, deleterio, pericoloso. E ribadisce in modo chiaro, per l’ennesima volta, che è impossibile polarizzare il dibattito semplicemente tra favorevoli e contrari: il ponte deve essere prima di tutto un qualcosa di concretamente fattibile. Non basta volerlo fare, bisogna dimostrare che è possibile farlo in sicurezza.

E ad oggi, nonostante gli annunci (ed i miliardi spesi) questa certezza non l’abbiamo.

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