Da questa mattina sono in corso dei controlli stradali al passo del Brennero, fondamentale arteria che collega l’Italia e l’Austria. I controlli sono svolti dalla Polizia, e servono per verificare il contenuto dei mezzi adibiti a trasporto alimentare.

Fin qui niente di strano. Se non fosse che l’operazione di controllo prevede la presenza della Coldiretti, che nei giorni scorsi aveva persino annunciato la due giorni di controlli con il supporto di migliaia di agricoltori giunti sul Brennero da ogni parte d’Italia.

Anzi, a volerla dire tutta l’intera campagna sembra essere stata lanciata proprio dall’associazione di categoria, con tanto di slogan contro il “Fake in Italy“, e persino un posto di blocco dello stesso giallo che la contraddistingue. Leggiamo persino che “gli agricoltori della Coldiretti, guidati dal presidente Ettore Prandini, verificheranno il contenuto di tir, camion frigo, autobotti con la collaborazione determinante delle forze dell’ordine“.

La cosa è piuttosto grave, da due punti di vista. Il primo riguarda la spettacolarizzazione di un controllo a prescindere dal suo esito: ogni anno spendiamo circa 25 miliardi in cibo importato dall’estero, che arriva in Italia legalmente, seguendo le procedure legali e sanitarie, per poi essere impiegato tanto nella produzione che nella vendita diretta.

Ma ancor più grave, è la subordinazione delle forze dell’ordine ad un’associazione di categoria. A quale titolo il presidente della Coldiretti può salire su di un camion e maneggiare del cibo? A quale titolo degli agricoltori devono presenziare un posto di blocco? La speranza è che dopo la spettacolarizzazione del tutto, si produca un bel documento con scritto quanto trovato il “falso”.

E se poi quel falso non c’è? Qualcuno avvertirà Coldiretti che oramai da vent’anni la quasi totalità dei salumi in vendita in Italia sono prodotti con carni UE? Il tutto per risparmiare, semplicemente. Così come per risparmiare si importa (e dunque si vende e si compra) la frutta o l’olio estero. Per non parlare del pesce.

La Coldiretti ormai si comporta più come organo di partito che come associazione di categoria. E lo fa seguendo una logica politica ed irrazionale sul cibo, abbandonando i suoi storici principi a favore di sceneggiate a favore di telecamera.

Vedremo cosa produrranno questi due giorni di “protesta” al Brennero, se non qualche tronfio comunicato stampa.

Una risposta a “Stato di “coldirezzia””

  1. […] l’inusuale ed insolita protesta svolta da Coldiretti al passo del Brennero, per la quale avevo già espresso le mie perplessità nei giorni scorsi. L’associazione di categoria non ha esitato a parlare di tir degli orrori, […]

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