La paura per il maltempo non è ancora passata. Il cielo continua ad essere scuro, la ferrovia è nuovamente bloccata per le piogge e la Sila è bella ricoperta di neve. Un po’ tutti temono una nuova tromba d’aria, viste anche le forti raffiche di vento che continuano ad imperversare in tutto il crotonese. I danni delle recenti trombe d’aria non sono ancora stati riparati, e c’è chi rischia di perdere il posto di lavoro.

Mentre una parte del web è riuscita a sdrammatizzare, riscoprendo il termine “rotalùpo”, un’altra parte dell’internet ha iniziato con i soliti commenti: “il clima è impazzito“, “non si capisce più niente“, “una cosa del genere non l’ho mai vista“, fino ai più allarmisti che hanno addirittura affermato che queste trombe d’aria sono causate dal cambiamento climatico.

Ma attenzione a prendere come oro colato i commenti di certi personaggi: le trombe d’aria nel crotonese ci sono sempre state. Sono fenomeni metereologici imprevedibili ma frequenti, che si verificano da tempo immemore e causano molti danni. Il problema, come al solito, è che non abbiamo più contatto con l’ambiente che ci circonda, e non riusciamo a riconoscere (o a ricordarci) gli avvenimenti climatici.

Ve la siete dimenticati?

Il 2018 è sicuramente una annata particolare: solo quest’anno si sono verificate ben 5 trombe d’aria nel crotonese. Oltre alle ultime due, che hanno colpito Crotone ed i suoi quartieri a nord, c’è stata anche quella che ha colpito Cutro e Papanice pochi giorni prima, un mese fa ce n’é stata una a Rocca di Neto, mentre un’altra a Gennaio ha colpito Crotone, Petilia e Mesoraca, provocando un morto.

Oltre alle raffiche di vento più forti, si sono registrate anche maggiori precipitazioni ed eventi alluvionali in tutta la regione. Basti pensare che la velocità dei venti della tromba d’aria che ha colpito la zona industriale è classificabile come EF2, ossia quasi un vero e proprio tornado con venti superiori ai 200 km/h. Un evento sicuramente eccezzionale, ma di certo non l’unico nella storia della città.

Ad esempio, l’ultima tromba d’aria nata da una forte ondata di maltempo che causò danni avvenne nel 2016 e colpì Isola Capo Rizzuto e Le Castella. Appena un anno prima, nel 2015, un’altra tromba d’aria colpì Crotone e si portò via i gazzebi di alcuni manifestanti sul comune, fortunatamente senza ferire nessuno, e poi si spostò nell’entroterra provocando diversi disagi. Nel 2014 ci fu una spettacolare tromba d’aria marina (che vedete in foto) e che fortunatamente non causò danni, almeno nel crotonese. Lo stesso accadde nel 2011, quando sempre una tromba d’aria marina destò preoccupazione perché pareva avesse colpito le piattaforme: se non vi ricordare, era l’anno in cui arrivò la “piattaforma” Lulù, e potete rinfrescarvi la memoria con un bel video.

Ed ancora, un tromba d’aria si verificò nel 2008 a Torretta di Crucoli, una nel 2003 ad Isola Capo Rizzuto (causando oltre 5 milioni di danni) ed una nel 2002 a Cirò Marina. Si registrano comunque fenomeni simili anche nel 2006 e nel 2009, dove però le trombe d’aria furono d’intensità più blanda e non causarono danni. In totale, parliamo di 14 trombe d’aria negli ultimi 18 anni.

Dal Corriere della Sera dell’1 Dicembre 1896

Ma se andiamo indietro nel tempo, scopriremo che le trombe d’aria (spesso impropriamente chiamate “tornado” o “uragano”) sono molto più frequenti di quanto si pensi. Di imponenti cicloni e “tempeste di vento” ne parlano i testi storici, e se ne trova traccia nei resoconti del XVI e XVII secolo. Tuttavia, volendo una fonte precisa ed affidabile, non possiamo che fare riferimento ad un giornale. In foto, potete leggere uno stralcio del Corriere della Sera del 1 Dicembre 1896, che parla non solo di una forte alluvione ma anche di un “uragano” che ha distrutto il porto della città.

Questa notizia è vecchia di 122 anni, e se si effettua una ricerca negli archivi storici si potrà scoprire che le trombe d’aria si verificarono, nel crotonese, nel corso di tutto il secolo scorso, spesso provocando anche ingenti danni. Purtroppo non esiste una testata locale che potesse testimoniare questi eventi metereologici prima del dopoguerra, e per questo bisogna accontentarsi delle notizie riportate dai quotidiani nazionali.

Il cambiamento climatico, dunque, non ha fatto nascere le trombe d’arie in Calabria. Semmai, il cambiamento climatico pare stia influendo nella quantità e nella potenza di questi fenomeni, che presto potrebbero non essere più trombe d’aria ma veri e propri tornado. La Coldiretti ad esempio ha calcolato che nel solo mese di Novembre, in tutta Italia, si sono verificate 38 trombe d’aria, con un aumento del 138% rispetto allo stesso mese del 2017. Tuttavia l’evento non sarebbe direttamente collegato al climate change, ed i più esperti sono concordi nell’affermare che la tropicalizzazione del clima (quindi l’aumento delle temperature, che noi abbiamo studiato anche come desertificazione) dovrebbe portare ad una diminuzione dei tornado e non ad un loro aumento.

Anche l’Unione Europea si è espressa in tal merito, e nel 2017 ha affermato che non esistono ancora elementi sufficenti per stabilire un nesso tra cambiamento climatico e tornado in Europa. Tuttavia, è stato deciso di realizzare un fondo assicurativo per coprire i danni da tornado e cicloni, riconosciuti come “in aumento”.

Quel che appare chiaro è che si tratta di un fenomeno in atto. Non possiamo ancora sapere quanto centri il cambiamento climatico, ma è opportuno continuare a studiare il fenomeno per poter confermare o smentire questa tesi. Ad oggi, però, possiamo tranquillamente affermare che la tromba d’aria è un fenomeno comune dalle nostre parti, anche quella con venti particolarmente forti e violenti.

Ad essere una novità invece sono le ben cinque trombe d’aria in un solo anno, che tuttavia fanno parte di un generale maltempo che ha colpito tutta Italia ed altri paesi del Mediterraneo. Se si tratti di cambiamento climatico o semplicemente di un’annata più “cattiva” lo scopriremo solo vivendo.

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