Il livello di paraculaggine che possono raggiungere alcune persone ha un non so chè di epico. Negare l’evidenza, o comunque cercare di piegare il tutto a proprio favore, è un’arte che non tutti possiedono, e che non sempre riesce bene.

Oggi parliamo di un “mistero” che si è consumato ieri, quando quasi alle 2 del mattino un po’ tutte le redazioni locali hanno ricevuto un comunicato: il consigliere Vincenzo Familiari dalla maggioranza passa all’opposizione. Niente di che, roba ordinaria. Anche perché proprio il candidato in questione aveva avuto modo di affermare il suo “cambio” nel corso del consiglio comunale del 13 dicembre scorso.

Succede però che poco dopo le 8 del mattino, l’assessore Salvatore Riga invia una mail agli stessi destinatari del comunicato (utilizzando tra l’altro il suo indirizzo personale) in cui smentisce il testo ricevuto nella notte. Questo infatti “lederebbe l’immagine del buon consigliere” e dunque chiede di non tenerne conto.

Una situazione decisamente confusa, che però dev’essere del tutto astratta anche nella mente di chi l’ha ideata. Perché il “buon consigliere” Familiari, evidentemente tempestato di messaggi, chiamate e chissà cos’altro, oggi se n’è uscito con una affermazione che potremmo mettere in un manuale: “È vero, sono uscito dal gruppo di maggioranza ma non sono passato all’opposizione”.

Che in politica esiste una buona dose di ambiguità è cosa nota, ma le affermazioni del buon-consigliere-mal-consigliato non stanno nè in cielo nè in terra. Non puoi uscire da casa e dire di trovarti ancora nella tua stanza: se lo dici, stai mentendo. E lo stai facendo incredibilmente male.

Anche perché poco dopo, il “buon consigliere” se ne esce con un’altra genialata: si riserva di votare secondo coscienza nel corso dei successivi consigli comunali (se ci saranno) ed allo stesso tempo annuncia di non votare il sindaco alle elezioni provinciali. Se questa non è la posizione di uno che sta all’opposizione, ditemi voi cosè.

Tale posizione, già evidentemente condivisa da un buon novero di consiglieri – che a contarli sono più dei cinque apertamente dichiarati – non può essere di certo considerata come “di maggioranza”. Semmai, è una condizione di comodità, che tradisce un’altra mezza verità del “buon consigliere” quanto afferma di non vivere di politica: se fosse davvero così, eviterebbe ogni tarantella e si dimetterebbe dall’incarico.

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