A partire da oggi, primo di giugno, non è più possibile trovare l’edizione cartacea del Manifesto in edicola. Lo si sapeva già da qualche giorno, quando il quotidiano ha annunciato la predisposizione di un abbonamento speciale dedicato ai lettori calabresi.

Tutta colpa del fatto che “si è sciolto il pool di testate che condividevano con noi i costi dei trasporti e delle distribuzioni per la consegna dei giornali alle edicole di Catanzaro, Crotone, Gioia Tauro, Lamezia e Reggio Calabria“, come viene spiegato sul portale.

Ciò vuol dire che anche altri quotidiani non saranno più acquistabili, probabilmente. Perché i costi di trasporto, prima divisi tra più editori, ora vanno pagati per intero. E non sempre conviene spedire in una regione come la Calabria, dove il guadagno per i giornali è sempre più risicato.

Anche con il Manifesto si è verificato quanto già accaduto in passato con altre testate: ne parlavo in alcuni vecchi post, come riguardo alla nuova Unità o all’Essenziale. E chissà quante altre pubblicazioni non spediscono più alle edicole locali, dove però si trovano (ogni tanto) pubblicazioni degne di nota.

È evidente che ci troviamo di fronte ad un bivio. Da una parte c’è il giornale in sè, quello fatto di carta e da sfogliare, che tuttavia ha costi spesso insostenibili per gli editori. Dall’altra c’è la sua essenza, ossia l’accesso alle notizie ed alle letture proposte dalle redazioni, che può avvenire anche e totalmente in digitale, da remoto.

Oggi appaiono evidenti le difficoltà economiche di buona parte della stampa nazionale, che tuttavia si acuiscono proprio sul cartaceo. Ha senso continuare a seguire questa strada? Ha senso continuare con la logica delle copie stampate, distribuite e vendute?

Pur ammettendo che anche io odio leggere i quotidiani sul tablet, preferendo di gran lunga l’impaginazione cartacea, inizio ad intravedere i limiti di uno strumento inutilmente costoso e poco redditizio.

Qualcuno insiste nel dire che il giornale cartaceo non morirà mai. Forse è così. Ma solo per alcune testate. Perché qui da noi, in Calabria, i giornali cartaceo muoiono ogni giorno.

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