Ieri sera è stata annunciata come un fulmine a ciel sereno la decisione del Tribunale di Crotone di revocare il fermo amministrativo della Humanity 1, fermata dopo lo sbarco del 4 marzo scorso. Il copione è sempre lo stesso: dopo un controllo a bordo vengono rilevate delle non meglio identificate “criticità” per cui la nave di soccorso deve rimanere ferma per quasi un mese.

Sono sinceramente contento che il Tribunale di Crotone si sia espresso in tal merito, ponendosi innanzitutto dalla parte giusta della storia. Perché il Decreto Piantedosi – che infama il nome di Cutro – prima o poi verrà smontato, rivelandosi per quello che è: una porcheria scritta male ed attuata peggio, in evidente violazione delle regole internazionali di soccorso.

Da questo punto di vista è importante il pronunciamento del tribunale (le cui motivazioni saranno rese pubbliche a metà aprile), perchè è abbastanza evidente il “copione” che si segue contro le navi umanitarie. Navi che, ricordiamolo, non sono ostili e collaborano con le autorità, ma poi vengono ingiustamente bloccate e sanzionate. Quasi un’azione intimidatoria, al fine di bloccarne l’operato.

Questa mattina ho seguito (da remoto, purtroppo) la conferenza stampa tenuta proprio dall’equipaggio della Humanity 1, dove sostanzialmente hanno ribadito la loro giusta posizione. Ed in particolare, hanno sottolineato la gravità di un fermo immotivato, giunto per altro dopo un attacco armato da parte della guardia costiera libica. Che, paradossalmente, sparava da una motovedetta donata proprio dall’Italia.

Al momento è il secondo caso in Italia di annullamento del fermo amministrativo. Resta da capire il ruolo delle forze dell’ordine in tutta questa vicenda: com’è che ordinano questi fermi? Su che criteri, dato che poi vengono smontati in tribunale? Che ci sia davvero un “copione” da seguire oramai è più che un lecito dubbio.

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