È oramai risaputo che non c’è modo di mobilitare i crotonesi. È un dato di fatto, assodato, che per alcuni aspetti risulta ben evidente anche alle cronache contemporanea: basta vedere quanto accaduto oggi, a seguito di quella che doveva essere una “protesta popolare” e che invece si può riassumere in una riunione tra iscritti di circoli privati e piccoli partiti della sinistra. Sorprendente la presenza di Mimmo Lucano, in piazza a Crotone per protestare: non centrava niente, ma è evidente il fine politico dela sua presenza.
Come dobbiamo interpretare dunque l’evidente disinteresse popolare nei confronti della bonifica? Sarà che in fondo in fondo la maggior parte dei cittadini non vede alcun problema nel conferimento in loco? Guai a dirlo: la battaglia politica è ancora aperta, e – per chi non l’avesse notato – l’obiettivo dei politici è quello di mettersi in prima fila, quasi ad intestarsi lo scontro con il commissario, e dunque con lo Stato.
Non potremmo spiegare in altro modo l’interessamento persino dell’ex governatore Oliverio, oltre che di buona parte della politica regionale (tanto a destra quanto nelle frange del fù Movimento 5 Stelle). L’obiettivo è chiaro: dimostrare che ci si sta battendo per il bene collettivo, contro decisioni calate dall’alto, ingiuste, eccetera eccetera. Manca solo lo spettatore alla sceneggiata, quel popolo che tutti cercano di portare dalla propria parte.
È dunque chiaro che anche l’affaire bonifica è un tema oramai politico, lungi dall’essere una priorità ambientale o salutare. Diventerà forse come il dibattito sulla Statale 106, con centinaia di comunicati in cui ci si intesta i meriti di cantieri ancora fermi e progetti inesistenti. Al pari dei sopralluoghi ai cantieri dei “nuovi” ospedali in costruzione da decenni. Forse è anche in questo modo che qualcosa potrebbe smuoversi, per quanto ridicolo possa sembrare il tutto.
La bonifica è quindi diventata carne da macello al punto che tutti i partiti politici la mettono al primo punto dei loro programmi, ma poi fanno manifestazioni separate, comunicati separati, liste d’intenti separate… è una questione su cui mettere una bandierina, aldilà delle reali divergenze che possano esserci sul tema. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: siamo ancora fermi. Ed ogni possibile soluzione viene osteggiata per qualche tornaconto.
Come andrà a finire? Il Tar sicuramente accoglierà il ricorso presentato dagli enti locali (in primis la Regione, essendo il Paur un vincolo regionale). Il tribunale riconoscerà l’annullamento dell’ordinanza in via cautelare, e ciò si tradurrà in un nuovo stop ai lavori. Di fatto, si blocca nuovamente l’iter di bonifica. Che, al di là delle diverse vedute, resta ciò che i cittadini vogliono.
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