Sono passati oramai circa quattro mesi da quando scrissi della comparsa dei primi manifesti elettorali abusivi. La campagna elettorale per le regionali era appena iniziata, condensata in appena qualche settimana, e la città si riempì fin dal 7 gennaio di manifesti un po’ ovunque. Alcuni sono stati coperti, come quelli lungo Via Miscello da Ripe o a Fondo Gesù. Altri invece, come quelli sulla SS106 o sulle strade meno battute di Farina e Tufolo, sono ancora li.

Come si evince dalla mancanza di provvedimenti, nessuno è stato multato e nessuno ha pagato per l’affissione abusiva dei manifesti elettorali. È un problema di poco conto, in fondo, in una città come Crotone. Ma l’impunità è forse il problema per eccellenza, dove traspare sempre e solo l’immagine di chi riesce a farla franca.

Ora, la foto del manifesto ritrae la Sculco, ma non è la sola: sono ancora affissi manifesti di Nicolazzi, di Nicola, di Battaglia e chissà quanti altri. Ci sarebbero tante foto da fare, a quattro mesi dalla tornata elettorale, per chiedere ai diretti interessati cosa ne pensano, dei loro bei faccioni ancora affissi a deturpare le vie cittadine.

Ma il coronavirus, in qualche modo, è venuto in loro aiuto: già non importa a nessuno, figuriamoci in questo frangente. La morale è che quei manifesti rimarranno li vita natural durante, e cadranno sconfitti non dalla mano della legge e della giustizia amministrativa (che, ricordiamolo, prevedrebbe delle sanzioni pecuniarie) ma dalla forza della natura e delle intemperie.

Detta in modo più semplice: verranno strappati via dalla pioggia e screpolati dalle alte temperature estive. Chapeau.

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